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Il viaggio in Israele di Sarah Glidden

Mi prenderai per matta. È solo che pensavo di sapere cosa provo per questo posto e invece adesso sono incasinatissima. Lo so che i palestinesi a volte sbagliano, ma… ho sempre pensato che Israele sbagliasse di più perché ha il potere. E ora tutti qui mi vengono a dire che questa è casa mia? Beh può anche darsi che io non la voglia! Sono venuta qui… credo, perché volevo avere la certezza che Israele fosse il cattivo. Volevo sapere che facevo bene a tenere questo posto fuori dalla mia vita. Ma adesso non so più. Non so più niente. Mi rendo conto del perché Israele abbia fatto certe cose. Voi siete gente per bene. Almeno, alcuni di voi. O forse mi hanno solo fatto il lavaggio del cervello, proprio come mi dicevano prima che partissi!

Nel 2007, la ventiseienne ebrea americana Sarah Glidden parte per un viaggio alla scoperta di Israele. Dopo varie resistenze ha deciso di mettere per la prima volta piede nella terra promessa dei suoi avi: si ritiene “di sinistra” e ha sempre parteggiato per il fronte arabo del conflitto israelo-palestinese, inoltre ha un fidanzato di origini pakistane e, da quando è piccola, ha sempre ritenuto che i viaggi Birthright (viaggi di gruppo alla scoperta del “paese di origine” offerti gratuitamente agli ebrei per “diritto di nascita”) fossero una forma di vera e propria propaganda dello stato israeliano.

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sono inquieta e pigra; un’ultra indipendente dal cuore tenero; sono timida e snob, sgarbata e sorridente, pensierosa e volatile, insicura e superba. sono tante cose insieme e spesso nessuna che conti davvero. ho un fascino a me nascosto che inspiegabilmente fa sì che la gente si ricordi di me. il più delle volte vorrei essere invisibile, ma ho un amore a tratti corrisposto per il palcoscenico, il più bel posto del mondo. ho il musetto da bimbetta ma le mie spalle sono larghe. tra tanti ho un desiderio e tra infinite un’idea fissa: permettermi il lusso di fare il lavoro che mi piace.

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