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una persona per bene

qualche anno fa ho letto questo libro, senza sapere che poi l’autore sarebbe diventata una mia “guida”. non mi era nemmeno poi piaciuto tanto, anche se mi aveva lasciato una cosa. Sono l’ultimo a scendere di Giulio Mozzi nella sostanza racconta le conversazioni che abbiamo con gente sconosciuta (l’operatore del call center che ti chiama per qualche promozione, il vicino di treno che attacca bottone, etc.) e che sono guidate da loro e non da noi. da quando l’ho letto ho incominciato a fare sempre più caso a queste conversazioni che irrompono dall’esterno e che mi parevano fortemente codificate: quando il promotore x mi fermava per strada non lo ascoltavo, perché pensavo di sapere già cosa mi avrebbe detto. ma poi mi sono detta “E se non lo sapessi davvero? E se stessi perdendo un’occasione di conversazione? E se fossi così assuefatta a vedere questi dialoghi come violenze, imposizioni dall’esterno, da non rendermi conto di qualcos’altro?” E allora per un po’ ho cominciato a fare domande, a cercare di sbilanciare la conversazione secondo le mie regole, per non sentirmi presa in una rete altrui o soltanto nella routine del quotidiano.

questa lunga premessa per raccontare un incontro che ho avuto stasera. all’angolo tra via Ugo Bassi e Piazza Malpighi a Bologna c’è un uomo. ha una mappa in mano. non lo vedo benissimo, perché sono quasi le nove di sera e a Bologna c’è la nebbia. mi chiede se parlo inglese, mi avvicino. incomincia a raccontarmi la sua storia e io, influenzata dal libro di Giulio, decido di ascoltare. Kharmal dice di arrivare dall’India, di essere architetto, e che a Malpensa gli hanno perso la borsa. che poi con i soldi che aveva è arrivato a Bologna in treno, ma ora non ha più niente e deve arrivare a Salerno. mi chiede dei soldi per mangiare e dormire e io tiro fuori il portafogli e gli do cinque euro. lui mi dice che sono quattro ore che chiede alla gente di aiutarlo, offrendo come garanzia mail e numero di telefono e che nessuno gli ha dato niente. che gli servono più soldi perché fa freddo e non sa come fare. che se gli do qualcos’altro ci rivedremo nello stesso punto domani e mi ridarà tutto. ora, io sono una persona fiduciosa di mio, e questo per lo più mi frega, nella vita dico, ma poi ho pensato “e se è vero? se lui non ha dove dormire (e a Bologna fa freddo) e sta arrivando ora da un altro continente per la prima volta in vita sua, e non ha niente con sé se non i vestiti che ha addosso e la gente lo guarda male e tira dritto e nemmeno lo ascolta?”. e certo poteva essere anche tutto falso ma insomma alla fine gli ho dato tutto quello che avevo nel portafoglio, 45 euro, e siamo rimasti che ci vediamo nello stesso punto domani alle cinque.
secondo voi lo rivedo?

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sono inquieta e pigra; un’ultra indipendente dal cuore tenero; sono timida e snob, sgarbata e sorridente, pensierosa e volatile, insicura e superba. sono tante cose insieme e spesso nessuna che conti davvero. ho un fascino a me nascosto che inspiegabilmente fa sì che la gente si ricordi di me. il più delle volte vorrei essere invisibile, ma ho un amore a tratti corrisposto per il palcoscenico, il più bel posto del mondo. ho il musetto da bimbetta ma le mie spalle sono larghe. tra tanti ho un desiderio e tra infinite un’idea fissa: permettermi il lusso di fare il lavoro che mi piace.

17 Comments

  1. fra

    ehm..ho fatto lo stesso incontro con la stessa storia a Roma..
    da una parte spero per te che sia vero tutto, almeno non hai preso una fregatura…io mi sentirei in compenso un’essere orrendo…

    • clumsy

      perché ti sentiresti un essere orrendo?
      ma poi tu glieli hai dati i soldi?
      io a un certo punto ho anche pensato al karma e infatti gli ho ripetuto guardandolo negli occhi: mi fido di te!

  2. fra

    mi sentirei orrenda se fosse tutto vero perché non mi sono fidata.. :-(
    invece tu hai fatto un bel gesto..il karma..già..per la tua vita forse era giusto così, e forse devo anch’io imparare a essere più fiduciosa..proprio oggi, per alcune cose accadute, pensavo che perdo fiducia nell’umano

    • clumsy

      o magari tra qualche decina d’anni o anche meno mi ritroverete pazza perché il mio grado di fiducia nell’umano è così sostanzialmente intaccabile, perché non voglio, da farmi classificare come alienata priva di contatto con la realtà. boh. vedremo. domani alle 5.

  3. Alessandra

    Spero che lo rivedrai, perché se così non fosse, la prossima volta che incontrerai una persona veramente bisognosa d’aiuto, da te non ne avrà ed è questo, più che il non fare la carità o farla con il pelo sullo stomaco, che è veramente ingiusto.

  4. Alessandra

    Hai ragione. Non una persona “veramente bisognosa…”, ma semplicemente “un’altra persona bisognosa…”. Comunque sia trovo etico, morale e necessario porgere aiuto al prossimo senza giudicare, non fosse altro, che un giorno, quel prossimo, potremmo essere proprio noi. Bello spunto di riflessione, brava E.

  5. Ma: se a uno gli tocca campare fermando la gente per strada e raccontando una storia lagrimosa, vuol dire che non se la passa tanto bene. Il punto non è se la storia sia vera (o se lo ritroverai il giorno dopo nello stesso punto: “Se non lo rivedo”, dici giustamente, “non vuol comunque dire che non fosse bisognoso”): il punto è se un bisogno c’è.

    Un altro punto è: c’è chi è capace solo di tendere la mano, e chi è capace addirittura di raccontarti una storia. Tu premi quest’ultimo, alla fin fine. Il tuo denaro non cambia di tasca sulla base di un bisogno più o meno accertato, ma sulla base dell’efficacia della storia.

    • Anna

      Sì, la storia può essere bella, ma io vivo a Milano e ti assicuro che, partendo da questo punto di vista, sono tutti scrittori! Quando qualcuno è in difficoltà s’ingegna, anche se non escludo che possa accadere a tutti di incappare in una brutta disavventura e ritrovarsi “persi”, in una città che non conoscono. Però voglio che ti chieda: io cosa farei al suo posto? Chiederei dei soldi a un passante o chiamerei al telefono qualcuno che conosco? Credo che non rivedrai mai i tuoi soldi, ma sono concorde nel pensare che sia meglio privarsi di qualcosa che per noi non fa la differenza, accettando anche il rischio di essere fregati, piuttosto che tornare a casa e pensare di essere l’ennesimo egoista insensibile presente sulla terra. L’importante è che non diventi un abitudine! Fesso una volta sì, ma non per sempre!

  6. massimiliano

    Io lo faccio sempre. Anche se non è vero quello che ti dicono, ne hanno comunque bisogno.

  7. luca

    Io credo che hai fatto bene, anche se non lo rivedrai più. Scommetto 45 euro che salterà il prossimo appuntamento. Mi pare, però, che ti sei riscoperto ingenuo e generoso, sensibile e altruista e questo vale più di 45 euro.

  8. Più che ingenuA, sei stata molto generosA :-) Probabilmente il mio gesto sarebbe stato molto simile al tuo (beh…magari mi sarei fermato a 5 euro io….)
    Credo in una teoria che suona qualcosa del tipo “dare e ricevere”, ma non mi aspetto mai di ricevere qualcosa in cambio di quello che ho dato. Il mio dare mi dona una profonda sensazione di benessere. Non voglio con questo dire che tu non dovessi aspettarti indietro i tuoi 45 euro: sarebbe stato il giusto lieto fine (a proposito, l’indiano ha fatto l’indiano? :-) )
    A prescindere da come è andata, tu hai dato, in modo incondizionato (non avevi solide garanzie). In compenso ti rimane una ricchezza d’animo che va oltre quelle banconote che hai tirato fuori dal portafoglio. E questo dal tuo post si percepisce molto bene!

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