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ecco quel che resta di noi

ecco quel che resta di noi. quante giornate al mare, con il cappellino bianco i sandali azzurri e il bikini, la posa un po’ sensuale e un po’ svagata, con il blu che si perde oltre la ringhiera e il cespuglio di fiori alle spalle. ecco cosa resta dei nostri sorrisi: macchie di muffa che disegnano arabeschi sulla pelle in una foto dimenticata per quarant’anni in un cassetto. l’umidità di Bologna fa il suo gioco e mangia il colore, scompare un piede, i rotoli di grasso vengono via meglio che con Photoshop, il nero a cancellare esattamente il volto, meglio delle x grattate con la biro per eliminare gli ex fidanzati o le amiche traditrici.
e la felicità di quel giorno o l’amarezza nascosta in fondo al cuore?
chissenefrega di quelle, ormai passate, ignorate da chiunque, e chissenfregherà delle nostre, che si perderanno nel flusso eterno e amorale?

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sono inquieta e pigra; un’ultra indipendente dal cuore tenero; sono timida e snob, sgarbata e sorridente, pensierosa e volatile, insicura e superba. sono tante cose insieme e spesso nessuna che conti davvero. ho un fascino a me nascosto che inspiegabilmente fa sì che la gente si ricordi di me. il più delle volte vorrei essere invisibile, ma ho un amore a tratti corrisposto per il palcoscenico, il più bel posto del mondo. ho il musetto da bimbetta ma le mie spalle sono larghe. tra tanti ho un desiderio e tra infinite un’idea fissa: permettermi il lusso di fare il lavoro che mi piace.

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